Che cos’è una dieta ipocalorica? A cosa serve e quando è utile? Chi può prescriverla e per quanto tempo? Dubbi come questi sono giustificabili considerato quante informazioni fuorvianti circolano oggi in tema di alimentazione. Proviamo, dunque, a rispondere.

Una dieta ipocalorica è una dieta che, come suggerisce la stessa espressione, garantisce un apporto calorico ridotto rispetto al proprio fabbisogno giornaliero: il deficit calorico che si viene a creare in questo modo favorisce il dimagrimento, dal momento che semplificando molto l’organismo consuma le calorie già accumulate e in eccesso.

Quando e a che cosa serve davvero una dieta ipocalorica

Quanto appena detto è sufficiente a capire che una dieta ipocalorica è consigliata nel caso in cui in si debbano perdere chili, diminuire la massa grassa, l’indice di massa corporea (BMI) o la circonferenza addominale per raggiungere il proprio peso forma. L’ultimo, vale la pena ricordarlo, è il peso che garantisce il più totale benessere psico-fisico della persona e la tiene a riparo da importanti patologie correlate al peso come ipertensione, diabete, aterosclerosi, eccetera. A proposito di malattie peso-correlate, la dieta ipocalorica oltre ad avere effetti dimagranti può avere benefici ad ampio raggio sulla salute della persona dal momento che aiuta a combattere il colesterolo e prevenire in questo modo i disturbi cardiaci, per esempio, e allevia lo stress che un peso eccessivo comporta per ossa e articolazioni.

Chi può prescrivere una dieta ipocalorica e com’è fatta

Ci sono in Italia regole molto precise su ci può prescrivere una dieta ipocalorica, trattandosi a tutti gli effetti di una terapia alimentare e potendo avere effetti indesiderati anche gravi nel caso in cui non sia quella giusta per la singola persona. Da soli si può provare, insomma, a limitare la quantità di calorie introdotte ogni giorno evitando a tavola cibi eccessivamente grassi o raffinati o utilizzando dei sostitutivi del pasto. Per sottoporsi a una dieta ipocalorica vera e propria, invece, ci si deve rivolgere a un dietologo o a un nutrizionista.

Questi professionisti della nutrizione sono gli unici che possono prescrivere porzioni e schemi settimanali personalizzati. Lo fanno, come in parte già si accennava, definendo innanzitutto il fabbisogno calorico giornaliero in base a età, altezza, costituzione, stile di vita e attività comunemente svolte dalla persona e impostando in un secondo momento un regime alimentare con apporto calorico ridotto rispetto a questo. Quanto negativo deve essere il bilancio calorico di una dieta di questo tipo dipende dai risultati che si intendono ottenere e, cioè, da quanti chili è necessario perdere e quanto tempo si ha a disposizione per farlo.

Al contrario di quanto si potrebbe immaginare non sempre le diete ipocaloriche più rigide – quelle che comportano un deficit calorico maggiore, a volte fino al 40% o 50% in meno – sono quelle che assicurano migliori risultati: possono risultare, infatti, troppo difficili da seguire e spesso richiedono privazioni alimentari eccessive che non favoriscono lo sviluppo di buone abitudini ma sono, anzi, preludio di un totale recupero dei chili persi alla fine della dieta.

Come tutte le terapie, infatti, anche una dieta ipocalorica va intesa come solo temporanea: i golden standard prevedono una durata massima dai sei agli otto mesi, a cui deve seguire una fase di mantenimento. Durante l’ultima il paziente deve essere abituato a mangiare frutta e verdura fresche e di stagione, proteine magre, cereali integrali, grassi buoni come quelli dell’olio extra-vergine d’oliva e a evitare invece i cibi troppo raffinati e zuccherati. Principi, a ben vedere, su cui si basano a monte tutte le diete ipocaloriche.

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