I sondaggi resi pubblici fino a oggi sulle elezioni politiche del prossimo 4 marzo 2018 hanno dipinto un quadro dell’Italia votante frammentato in tre sezioni consistenti. Il problema di una situazione di questo tipo è la possibilità che non si raggiunga una maggioranza decisiva e utile per l’instaurazione di un governo nel Paese.

Che cosa accade se non si arriva alla maggioranza assoluta

I risultati delle elezioni politiche prossime potrebbero non portare la maggioranza assoluta a nessuno schieramento. Un esito di questo genere sarebbe un bel problema per il Paese, perché se non risultasse esserci alcun vincitore le strade da prendere sarebbero essenzialmente le seguenti:

  • l’instaurazione di un governo tecnico, anche per cambiare la legge elettorale;
  • cercare larghe intese;
  • tornare alle urne in autunno.

Come negli ultimi 5 anni, l’Italia si troverebbe a passare per le mani di governi diversi di natura tecnica e di compagini costituite da partiti differenti, in un clima di grande confusione e incertezza, e con un Parlamento debole. Nel Paese vigerebbe l’ingovernabilità e la crisi attuale, da cui oggi si è iniziata a vedere una via d’uscita, potrebbe a tornare a farsi sentire nuovamente in modo duro.

Sondaggi e possibilità

I risultati dei primi sondaggi mostrano un Paese di votanti schierati principalmente su tre fronti, in percentuale diversa: la maggioranza delle persone sembra appoggiare la coalizione di centrodestra, seguono poi, come consensi, il Movimento 5 Stelle e poi il Pd. Come singolo partito, quello in testa è sicuramente il movimento grillino, ma a fronte della coalizione fra Lega, Forza Italia e gli altri partiti di destra, numericamente ha meno seggi. Gli occhi si puntano quindi sul centrodestra: la domanda che ci si pone è se questa coalizione potrebbe avere possibilità di raggiungere la maggioranza assoluta per l’instaurazione di un governo o meno.

La chiave di volta per il team di Salvini e Berlusconi, a questo punto, sono i collegi uninominali del Meridione che dai sondaggi sono però dati per incerti. La percentuale d’indecisi è stimata alta infatti, circa al 35-40%, che corrisponde a 6milioni di elettori circa. I due terzi potrebbero astenersi dalla votazione, ma il voto dei restanti potrebbe essere decisivo sui risultati delle elezioni politiche, dando la maggioranza assoluta al centrodestra o, al contrario, togliendogliela. Il campo di battaglia, insomma, sarà al Sud, dove tuttavia in generale il partito più forte è quello del M5S. Per la coalizione di centrodestra quindi, penetrare in “territorio 5 Stelle” potrebbe essere un’impresa tutt’altro che facile, se non impossibile. “Rimborsopoli” tra l’altro non ha minimamente intaccato i favori per il partito di Grillo.

La verità si saprà solo la mattina del 5 marzo

Da qualche giorno i sondaggi ufficiali sulle elezioni politiche sono chiusi e sono visionabili solo dai rappresentanti dei partiti. Non resta quindi che fare riferimento ai primi risultati, cercando di fare qualche stima approssimativa, in attesa degli exit poll. C’è tuttavia da dire che in questo Rosatellum, il nuovo sistema di votazione promosso da Renzi l’anno scorso, le variabili che possono incidere sui risultati sono tante, senza considerare che la percentuale d’indecisi sembra essere ancora elevata.

Di Editore